Gennaio è “andato”: i punti cardinali di questo inizio 2023

BOND E BTP: A dicembre e gennaio i bond sono finiti sotto i riflettori dopo tanti anni di tassi ai minimi che avevano lasciato a secco di rendimenti gli investitori con questi strumenti, quindi, rinnovo l’invito a riconsiderarli come ottima diversificazione alla liquidità a breve e medio. Anche le Borse hanno avuto ottimi risultati, quindi attenzione, in particolare Piazza Affari con il Ftse Mib che è salito dell’11% solo tra dicembre e gennaio…!

TASSI: L’ultima manovra di martedì ha alzato un filino i tassi e come ho sempre detto a tutti soprattutto parlando di mutui, poteva essere nell’aria ed è accaduto. Ma lungi dal credere ora che possa risuccedere. Occhio che bisogna però saper leggere bene i dati! Rialzo dello 0,50% su base semestrale significa quindi +0,25% a tre mesi. Specifico perché chiunque abbia un mutuo deve sempre e solo considerare l’euribor a 3 mesi (che è appunto metà di 6) (in Banca Mediolanum, specifico). Ricordo che nel 2022 è salito, l’ Euribor, di oltre 2,25 punti! Ora, un + 0,25% non sarà scioccante anche se certamente non facciamo i salti di gioia…
Ulteriore precisazione: TORNERANNO A SCENDERE SICURAMENTE, verso fine anno e/o senza dubbio l’anno prossimo. Questa è la caratteristica del tasso variabile ed è già nelle manovre BCE (Banca Centrale Europea) previste.
Per i più timorosi: il fisso migliore presente nel mercato ora supera il 5%! Infinitamente più alto.

AZIONARIO: i primi rialzi hanno portato già a diverse plusvalenze in alcuni settori e comparti. Continuerà. Con forza importante. Come ha sempre fatto. Si possono consolidare i guadagni o continuare nel rispetto del proprio progetto di pianificazione.

Ti lascio infine con un articolo del conosciuto ormai Leopoldo Gasbarro, ricordandoti l’ultima cosa: il valore del tempo negli investimenti ci permette di cogliere “il premio al rischio” caratterizzante ogni tipologia di investimento. Il rischio, maggiore, presuppone un premio maggiore, ma il rischio viene gestito sempre dalla lunghezza del tempo di permanenza nell’investimento stesso, prima ancora della doverosa diversificazione.

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